martedì 17 giugno 2014

CHI E’ STATO a buttare il rifiuto per terra?


Il fighetto, l’intellettuale, il prete, la maestra, il manager o l’alternativo?

Non c’è una figura specifica che getta il rifiuto per strada. Lo stiamo facendo un po’ tutti sia perché pensiamo di non fare nulla di male tanto ci sono gli spazzini sia perché tanto la Terra ormai è inquinata e non saremo certo noi a salvarla mettendoci il rifiuto in tasca in assenza di cestini.   

C’è il fighetto che segue la moda compresa quella di buttare per terra la fattura appena uscito dal suo hair stylist di fiducia. 
C’è l’intellettuale che nelle pause pranzo mangia il suo panino vegan nel parco vicino ufficio e getta per terra il foglietto della marca da bollo del suo tabacco preferito. 
C’è il prete che predica bene ma spesso razzola male, visto che dopo essersi fumato la sigaretta fuori dal catechismo la spegne nella fioriera della propria chiesa (tanto c’è la perpetua a pulire). 
C’è la maestra che dopo una stressante giornata passata a insegnare la disciplina ai suoi alunni scalmanati, si concede un bel gelato alla vaniglia e lancia la coppetta vuota e paletta nel cestino ma lascia per terra il tovagliolo.
C’è il manager tutto high tech che non ha ancora trovato una app per smaltire la sua bottiglietta di plastica lanciata dal suo suv in corsa da 120.000 euri.
C’è poi l’alternativo che durante il vernissage della sua amica artista getta nella grata di un tombino la cannuccia del suo drink.

Per queste persone è nato “Ficcatelo in Tasca” il movimento contro i rifiuti lasciati per strada. Uno dei pochi in Italia che cerca di sensibilizzarci sul grosso danno che facciamo anche solo buttando per terra uno scontrino. 


Scopri chi è stato. Clicca qui

venerdì 13 giugno 2014

Campagna pubblicitaria Portoghese/Italiana

Il fotografo Alessandro Puccinelli ha scattato una serie di bellissima fotografie con rifiuti di plastica trovati sulle spiagge. Billabong e Jornal hanno utilizzato una delle foto di Alessandro per lanciare una campagna di sensibilizzazione contro i rifiuti abbandonati sul mare.



Ecco il testo della campagna:

Bottiglia d'acqua 
Aqua Munda Amphora 
Durata della vita: 450 anni 
Distribuzione: Mondo (tranne sub-Sahara Africa) 

Bottiglia di acqua è una sottospecie di bottiglia all'interno della classe Plastica. Esse variano nel formato da 33 cl a 1,5 litri e la loro dieta consiste di succo di frutta, tè freddo e altre bevande analcoliche. Anche se molto simile ai meno nocivi bottiglie di vetro (Vitrum Amphora), essi sono facilmente riconoscibili dal tappo sulla loro coda. La caratteristica più notevole di bottiglia di acqua è il corpo traslucido che funziona come un camuffamento negli habitat in cui attaccano. In natura, si trovano in entrambi i mari temperati e freddi, soprattutto galleggiante lungo sono potenzialmente pericolosi per la vita acquatica circostante. Ci sono anche segnalazioni di attacchi nella sabbia, dove cercano rifugio dopo le tempeste atlantiche o feste in spiaggia. 

RIFIUTI NON APPARTIENE ALL’ECOSISTEMA. 
AIUTACI A TENERE LE COSTE PULITE


Guarda le altre foto dei rifiuti di Alessandro Puccinelli 

Campagna pubblicitari Legambiente 2009


giovedì 12 giugno 2014

La nostra maglietta per gli adulti

Ecco pronta la prima maglietta di Ficcatelo in Tasca contro i mozziconi di sigaretta abbandonati nell'ambiente! 
Pronta per essere indossata in spiaggia e in giro.

La maglietta è stata realizzata a basso costo in casa stampando la grafica su carta termica
Una volta posizionata la maglietta sull'asse da stiro si posiziona il foglio con la grafica rivolta verso il tessuto
Si passa il ferro da stiro premendo bene per 40 sec.
 Quando il foglio è ancora tiepido si stacca la pellicola






Richiedi i file della grafica gratuitamente a:

ficcatelointasca@gmail.com

martedì 10 giugno 2014

Sono proprio dei "geni" quelli della malavita italiana che cacano dove mangiano!


I Carabinieri del Noe di Roma scoprono un sistema ecomafioso di smaltimento illecito di rifiuti tossici. 

Che "geni" sono quelli della malavita italiana che impiegano forze e creatività in progetti per inquinare i loro territori.
Infatti questi "fenomeni" hanno deciso di avviare un bel progettone di smaltimento di rifiuti tossici illegale, sotterrandoli nei terreni agricoli di Acerra, alle porte di Napoli. Le pecore che pascolavano sopra i rifiuti hanno iniziato, guarda caso, a morire e dare vita a cuccioli deformi. Nel loro latte hanno trovato 51 picogrammi di diossina (il massimo consentito è 3).
La gente andava a denunciare la cosa senza risultato, perché i marescialli dei carabinieri di zona erano corrotti e informavano subito i mafiosi che minacciavano i denuncianti. 

Le aziende coinvolte: Enichem di Siracusa, la Decoindustria di Pisa e la Nuova Esa di Porto Marghera. 

La cosa clamorosa è che la gente continua a impiegare le proprie forze e talento in progetti cattivi che fanno del male agli altri e a loro stessi. Infatti l'aria inquinata dai rifiuti tossici arriva anche ai polmoni dei figli e parenti dei mafiosi così come i prodotti agricoli inquinati. 

Leggi l'articolo completo:

lunedì 9 giugno 2014

La nostra maglietta bambini

Anche la nostra t-shirt invade la spiaggia, facendosi notare da quei genitori che aiutano i figli a fare il castello solo dopo aver sotterrato il mozzicone.

Spiaggia Marina di Bibbona (LI)



Richiedi i file della grafica gratuitamente a:

ficcatelointasca@gmail.com






I nostri cartelli sulle spiagge Toscane

I nostri cartelli contro l'inquinamento da mozziconi di sigaretta sulla spiaggia stanno funzionando. La gente li vede e incuriosita si mette a leggerli e alcuni si convertono a buttare il mozzicone nel cestino o a portarlo a casa. Quindi c'è speranza!

Marina di Pisa (attaccati dal Ficcato Kim di Garbo)

Richiedi i file in alta risoluzione per stamparteli! Scrivi a ficcatelointasca@gmail.com



Campagna pubblicitaria contro rifiuti abbandonati in mare


giovedì 5 giugno 2014

Gallina vecchia fa buon brodo?


Non più! Le galline oggi nella produzione industriale devono invecchiare il meno possibile e ingrassare in pochi giorni così da accelerare il processo produttivo e il business. Vivono in gabbie piccolissime o stivate in terra fra i loro escrementi. Queste cattive condizioni di allevamento dell’animale compromettono la qualità del prodotto carne e uova.

Per fortuna esiste l’allevamento biologico dove le galline vengono allevate in modi più conforme alla loro natura di animali. 

Conviene quindi stare attenti al tipo di uova e carne che andiamo ad comprare leggendo bene l’etichetta e privilegiando quelli di agricoltura biologica.

Video documentario “Fabbriche di uova” di essereanimali.org girato in 50 allevamenti (in gabbia, a terra, all’aperto e biologico) dell’Emilia Romagna.





Ecco i tipi di allevamenti di galline (fonte http://animalisos.altervista.org)


Allevamento in gabbia (detto anche “in batteria”):
Negli allevamenti di questo tipo le povere pennute trascorrono la loro intera vita rinchiuse in enormi capannoni illuminati giorno e notte, con l'aria appestata dal tanfo del mangime e delle feci.
In questi lager vi sono diversi piani di minuscole gabbie metalliche, nelle quali perdono presto molte penne, restando mezze nude; non riescono neppure a rigirarsi o a sgranchirsi le ali e sovente le zampe si ulcerano a contatto del grigliato delle gabbie.
Restano pressoché immobili, muovendo solo il collo, per raggiungere cibo e acqua davanti a loro.

L'uovo che depongono non lo potranno "coccolare" nemmeno per un attimo, perché subito dopo l'emissione scivolerà via rotolando in un'apposita sede esterna, finendo sul davanti delle gabbie, dove verrà raccolto dagli operatori; ogni gallina semplicemente vedrà il proprio uovo fuori dalla gabbia, davanti a se, vicino, ma irraggiungibile...
La densità abitativa nelle batterie è di 25 galline per metro quadrato.
L'enorme stress che domina l'intera esistenza di queste povere recluse le porta a sviluppare ben presto atteggiamenti aggressivi nei confronti delle prigioniere attigue, tanto che cercano di beccarsi fra di loro, mentre altre volte ci sono comportamenti autolesionisti che consistono nello strapparsi da sole le poche penne che riescono a raggiungere.

L'industria alimentare nella maggior parte dei casi utilizza proprio questo tipo di uova di basso costo per confezionare i vari prodotti, come paste all'uovo, merendine, dolciumi in genere; la stessa cosa succede per il settore della ristorazione, mense, fast food e ristoranti e anche la maggioranza degli stessi consumatori, purtroppo, acquista uova di questo tipo, sia per disinformazione, sia perché la sola cosa che a molti interessa è spendere poco...

Allevamento a terra:
Le galline sono allevate in enormi capannoni, dove vengono ospitate fino a venti-trentamila ovaiole tutte insieme; vivono strette le une alle altre; qua e là, inframmezzo a quel brulicante esercito pennuto...e ben presto anche spennacchiato...si possono scorgere i dispenser per il cibo e l'acqua.
Lo spazio a disposizione di ognuna è grande all'incirca quanto un foglio di carta formato A4.
Anche qui l'illuminazione è artificiale e la luce è accesa giorno e notte. L'aria è piena della voce delle povere galline, nonché del puzzo dell'accoppiata mangime-feci, né più né meno come nelle batterie.

Già, le feci, che non vengono mai rimosse fino al momento nel quale l'allevatore deciderà che la produzione di uova non raggiunge più livelli soddisfacenti, ragion per cui le galline verranno uccise tutte, per finire sui banchi delle macellerie e dei supermercati, al raggiungimento dei 15-18 mesi di età al massimo.
All'uccisione di tutte le galline seguono la pulizia e la disinfezione dell'ambiente, in attesa che altre decine di migliaia di sventurate creature condannate senza colpa a quella vita d'inferno prendano il posto di quelle ammazzate; questo viene elegantemente ed asetticamente definito "vuoto sanitario"...

Allevamento “all’aperto”:
Galline allevate a terra nei capannoni, che per un certo numero di ore al giorno vengono lasciate uscire all'aperto a turno.
Non pensate però a galline che razzolano in un bel prato verde; il capannone è sempre il solito lager, mentre il recinto esterno è coperto da reti antipassero e reti ombreggianti; qui la densità delle pennute è di 2-3 capi per metro quadrato di spazio, ma il terreno, soggetto ad intenso calpestio, defecazione e razzolamento, è brullo e puzzolente né più né meno del capannone.
Anche queste galline per lo stress sono soggette a sviluppare comportamenti aggressivi con le compagne e quindi anche loro hanno subito il debeccaggio. 

Rispetto a quelle allevate sempre al coperto il miglioramento è davvero ben poco apprezzabile...








Allevamento “biologico”:
Le galline sono allevate all'aperto, in ampi spazi che permettono di vivere in maniera più conforme alla loro natura di animali che amano vagare nei prati, sotto il sole o la pioggia, razzolando alla ricerca di cibo; durante la notte entrano nei ricoveri al chiuso.
Queste galline per legge non possono subire la mutilazione del becco.


Vengono alimentate con cibi vegetali, come granaglie e verdure fresche.
Per le galline l'unica nota positiva dell'allevamento "bio" è che per lo meno fanno una vita più decente e non sono stressate come quelle degli altri tipi di allevamento.

Per il consumatore ciò significa avere uova migliori dal punto di vista nutrizionale ed organolettico, sia per la qualità del cibo fornito alle ovaiole, sia per la vità meno stressante che conducono, checché ne dicano i soliti pseudo esperti-tuttologi che in televisione si premurano di informare i telespettatori che le uova "sono tutte uguali".


Ecco cosa mangiamo 
da allevamenti intensivi non biologici (in gabbia, in terra, all’aperto):
fonte www.mednat.org


In regime naturale, i  polli dovrebbero mangiare solo mais, soia e fibre, trasformando proteine vegetali in proteine nobili. Il tipo broiler, che rappresenta il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22 milioni di tacchini che mangiamo ogni anno, mangia invece esclusivamente mangimi industriali, prodotti in larga misura da due o tre aziende.
Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo modo metterci dentro di tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i componenti principali (fino al 60/70%), sono in grandissima parte di importazione e di produzione transgenica, perché costano meno.
Contrariamente alle normative per i bovini, i mangimi per pollame e tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli di olio esausto, grassi di origine animale. La vicenda di due anni fa dei polli belgi alla diossina è dovuta a un “eccesso” di PCB  ma, se si rientra nei limiti tollerati, è legale dare da mangiare ai polli anche oli esausti di motori.

Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate dalle interiora, dalle teste, dalle zampe e dalle piume ottenute dai loro simili morti in precedenza, oltre alle proteine animali acquistate dove costano meno (farine di sangue e di pesce).
Di queste proteine, ai polli ed ai tacchini ne vengono somministrate una quantità fino al 30% nel tacchino, un po’ meno per il pollo.

Si ottengono dei pulcinotti venduti come galletti o tacchini, con una carne senza gusto né qualità organolettiche, e di dubbia salubrità.
I polli così allevati, se li cucini due minuti di più letteralmente si sbriciolano, e se li lasci raffreddare rilasciano il classico odore di pesce con cui sono stati parzialmente allevati. Oggi la carne di pollo non viene offerta da nessun ristorante degno di questo nome. Viene data solo nelle mense delle fabbriche, delle scuole o per le tavole delle famiglie sotto i mille euro al mese. 
Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile. Amadori la tritura, aggiunge un po’ di manzo e propone con la pubblicità i rotoloni di carne “per una buona domenica da passare in famiglia”. Questi rotoli sono fatti con la carne di tacchini con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in gergo – con la giusta quantità di aromatizzanti.




Quindi leggi bene l’etichetta



lunedì 2 giugno 2014

evento zero impatto sull'ambiente - 2 giugno 2014 PISA

Non sai che cosa fare per il 2 Giugno? 
Ti senti obbligato a prendere l'auto per andare al mare o visitare città d'arte? 
Informati bene! Forse anche nel tuo comune ci sono eventi come questo a zero impatto sull'ambiente e totale valorizzazione del territorio. 
Nel Comune di Vicopisano (PISA-Toscana) c'è stato "Vico in Bici" dove la popolazione ha percorso in bici tutti i luoghi più significativi del comune (ville, parco termale di Uliveto, chiese, mura medievali), ha visitato le attività commerciali (alcune anche con assaggi di prodotti tipici del territorio) e artisti locali. Anche noi di FIC siamo stati presenti alla pedalata con orgoglio.