martedì 19 febbraio 2013

Pubblichiamo il capitolo dedicato all'Ambiente del programma del partito "Fare per fermare il declino". Nei prossimo giorni pubblicheremo tutti gli altri.


Approfondimento sull'ambiente

Le politiche ambientali attuate sinora seguono un approccio dirigista a senso unico: le autorità pubbliche pianificano, ordinano e controllano l’operato dei privati cercando di influenzarne l’attività con paletti, vincoli e prescrizioni.
  • I risultati sono:
    • una scarsa efficacia nel perseguire le finalità di tutela dell’ambiente;
    • la mancata attuazione dei tanti piani di settore e la violazione sistematica delle norme di legge;
    • il ricorso a deroghe e proroghe per affrontare le emergenze ambientali con misure d’urgenza;
    • una forte burocratizzazione che grava su imprese e famiglie.
  • La tutela dell’ambiente deve essere perseguita in altro modo, attraverso:
    • la valorizzazione delle risorse ambientali;
    • la salvaguardia del diritto individuale alla qualità dell’ambiente in cui si vive come estensione del diritto di proprietà. Chi danneggia l’ambiente deve essere responsabile in primo luogo verso i cittadini danneggiati; 
    • la partecipazione e il coinvolgimento della società civile e dei privati in difesa del proprio habitat;
    • la semplificazione amministrativa per gli interventi edilizi o su impianti produttivi che hanno effetti positivi sull’ambiente.
Di seguito le proposte programmatiche sulle questioni ambientali.
  • Rifiuti:
    • abolizione della tassa sui rifiuti, da sostituire con una tariffa sui servizi offerti in un mercato competitivo;
    • apertura al mercato per gli operatori che intendono offrire servizi di raccolta e riciclaggio dei rifiuti, garantendo la loro tracciabilità e il rispetto dei criteri di priorità nella gestione dei rifiuti stabiliti dall’Unione europea;
    • Il ruolo dei poteri pubblici deve essere orientato in modo deciso verso la vigilanza sul rispetto delle norme, con pene severe per chi viola le norme ambientali e i criteri di priorità nella gestione dei rifiuti;
    • Solo in questo modo è possibile promuovere la realizzazione di una filiera che garantisca la più efficiente gestione dei rifiuti e la realizzazione degli investimenti necessari al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di recupero e riciclaggio.
  • Urbanistica e consumo di suolo:
    • detrazioni per lavori di riqualificazione degli immobili esistenti,
    • definizione degli oneri di urbanizzazione in misura pari ai reali costi delle opere di urbanizzazione necessarie;
    • destinazione della totalità degli oneri di urbanizzazione alle opere necessarie a garantire la qualità della vita delle aree di nuova urbanizzazione;
    • riforma del TU edilizia: riduzione della discrezionalità amministrativa nel rilascio del permesso di costruire rilasciato da parte dell’amministrazione pubblica con il consenso dei privati su cui l’intervento edilizio ha un impatto ambientale e/o paesaggistico, mutuando il modello di “neighbour consent” applicato in paesi come l’Australia, dove il coinvolgimento in fase di progettazione dei proprietari di terreni e immobili su cui i lavori possono avere un impatto (paesaggistico o ambientale) previene il contenzioso e dà elementi valutativi che indirizzano l’azione amministrativa in sede di rilascio del permesso.
  • Semplificazione:
    • razionalizzazione delle competenze e degli organismi preposti alla tutela dell’ambiente
    • fissazione ex ante di soglie e standard ambientali nel rispetto dei quali non è necessario lo svolgimento di procedure ambientali (es. l’Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata mediamente dopo 54 mesi dalla presentazione dell’istanza e la Valutazione di Impatto Ambientale, che ha una durata media di 42 mesi dall’avvio del procedimento);
    • riduzione degli adempimenti e delle autorizzazioni da richiedere per l’approvazione di progetti innovativi che comportano un beneficio per l’ambiente, per la realizzazione di bonifiche, per la rimozione dell’amianto, per la messa in sicurezza di impianti e edifici in aree a rischio idrogeologico;
    • obbligo di indicazione nella relazione tecnico-finanziaria dei costi per le imprese e per la pubblica amministrazione conseguenti all’eventuale introduzione di oneri burocratici. 
  • Fisco:
    • abolizione della Robin Tax e adozione di misure di fiscalità ambientale, che rendano parte dell’imposizione fiscale (es. una quota dell’Ires) proporzionata all’impatto sull’ambiente e al consumo di beni ambientali.
  • Parchi e aree naturali protette:
    • riforma della legge 394/91 che affida la gestione di parchi e aree naturali protette a organismi di nomina politica;
    • fissazione da parte delle amministrazioni pubbliche di obiettivi e risultati da conseguire ai fini della tutela dell’ambiente e della biodiversità;
    • coinvolgimento di associazioni e privati capaci di creare valore, anche attraverso un uso sostenibile (es. a scopi ricreativi) e la rigenerazione delle risorse, da reinvestire nella conservazione e valorizzazione delle risorse ambientali.
  • Acqua:
    • il 15% della popolazione non è servita dalla rete fognaria e il 30% della popolazione che non dispone di sistemi di depurazione;
    • dal 2003 al 2012, a causa degli scarsi investimenti effettuati dalle società pubbliche e municipalizzate, in 13 regioni è stato fatto ricorso a deroghe agli standard sanitari europei e tuttora nel Lazio il contenuto di arsenico nell’acqua supera le soglie ammesse dalla normativa europea;
    • Occorre disporre l’affidamento con gara trasparente e aperta della gestione del servizio idrico a soggetti che garantiscano la realizzazione degli investimenti necessari a garantire la salute dei cittadini e porre rimedio ad una situazione che vede.
  • Compensazioni ambientali:
    • Con riguardo alle opere infrastrutturali, possibilità di prevedere compensazioni ambientali per la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico e sismico del territorio e compensazioni dirette ai cittadini anziché alle amministrazioni locali e regionali.
  • Europa e relazioni internazionali:
    • sui tavoli internazionali occorre lavorare affinché gli accordi e i trattati siano utili a fissare standard comuni di tutela dei diritti dei cittadini a vivere in un ambiente più salubre, sulla base di analisi condivise dei costi e dei benefici.
    • L’approccio europeo all’efficienza energetica impone agli stati l’obiettivo di riduzione dei consumi energetici del 20% al 2020. Risultato oggi più vicino in virtù del rallentamento dell’economia e della produzione industriale: a tecnologie sostanzialmente invariate, si consumano meno risorse ambientali perché sono meno gli attori che le impiegano.
    • La riduzione dei consumi energetici dipende più dal calo della produzione industriale (-10% nel 2012) che non dalla riduzione dei consumi energetici. I dati più aggiornati sull’intensità energetica non mostrano un significativo miglioramento.
    • L’efficienza energetica è un’altra cosa: significa produrre di più inquinando meno, grazie a tecnologie più pulite. È questo l’obiettivo che l’Europa dovrebbe perseguire.

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