giovedì 5 giugno 2014

Gallina vecchia fa buon brodo?


Non più! Le galline oggi nella produzione industriale devono invecchiare il meno possibile e ingrassare in pochi giorni così da accelerare il processo produttivo e il business. Vivono in gabbie piccolissime o stivate in terra fra i loro escrementi. Queste cattive condizioni di allevamento dell’animale compromettono la qualità del prodotto carne e uova.

Per fortuna esiste l’allevamento biologico dove le galline vengono allevate in modi più conforme alla loro natura di animali. 

Conviene quindi stare attenti al tipo di uova e carne che andiamo ad comprare leggendo bene l’etichetta e privilegiando quelli di agricoltura biologica.

Video documentario “Fabbriche di uova” di essereanimali.org girato in 50 allevamenti (in gabbia, a terra, all’aperto e biologico) dell’Emilia Romagna.





Ecco i tipi di allevamenti di galline (fonte http://animalisos.altervista.org)


Allevamento in gabbia (detto anche “in batteria”):
Negli allevamenti di questo tipo le povere pennute trascorrono la loro intera vita rinchiuse in enormi capannoni illuminati giorno e notte, con l'aria appestata dal tanfo del mangime e delle feci.
In questi lager vi sono diversi piani di minuscole gabbie metalliche, nelle quali perdono presto molte penne, restando mezze nude; non riescono neppure a rigirarsi o a sgranchirsi le ali e sovente le zampe si ulcerano a contatto del grigliato delle gabbie.
Restano pressoché immobili, muovendo solo il collo, per raggiungere cibo e acqua davanti a loro.

L'uovo che depongono non lo potranno "coccolare" nemmeno per un attimo, perché subito dopo l'emissione scivolerà via rotolando in un'apposita sede esterna, finendo sul davanti delle gabbie, dove verrà raccolto dagli operatori; ogni gallina semplicemente vedrà il proprio uovo fuori dalla gabbia, davanti a se, vicino, ma irraggiungibile...
La densità abitativa nelle batterie è di 25 galline per metro quadrato.
L'enorme stress che domina l'intera esistenza di queste povere recluse le porta a sviluppare ben presto atteggiamenti aggressivi nei confronti delle prigioniere attigue, tanto che cercano di beccarsi fra di loro, mentre altre volte ci sono comportamenti autolesionisti che consistono nello strapparsi da sole le poche penne che riescono a raggiungere.

L'industria alimentare nella maggior parte dei casi utilizza proprio questo tipo di uova di basso costo per confezionare i vari prodotti, come paste all'uovo, merendine, dolciumi in genere; la stessa cosa succede per il settore della ristorazione, mense, fast food e ristoranti e anche la maggioranza degli stessi consumatori, purtroppo, acquista uova di questo tipo, sia per disinformazione, sia perché la sola cosa che a molti interessa è spendere poco...

Allevamento a terra:
Le galline sono allevate in enormi capannoni, dove vengono ospitate fino a venti-trentamila ovaiole tutte insieme; vivono strette le une alle altre; qua e là, inframmezzo a quel brulicante esercito pennuto...e ben presto anche spennacchiato...si possono scorgere i dispenser per il cibo e l'acqua.
Lo spazio a disposizione di ognuna è grande all'incirca quanto un foglio di carta formato A4.
Anche qui l'illuminazione è artificiale e la luce è accesa giorno e notte. L'aria è piena della voce delle povere galline, nonché del puzzo dell'accoppiata mangime-feci, né più né meno come nelle batterie.

Già, le feci, che non vengono mai rimosse fino al momento nel quale l'allevatore deciderà che la produzione di uova non raggiunge più livelli soddisfacenti, ragion per cui le galline verranno uccise tutte, per finire sui banchi delle macellerie e dei supermercati, al raggiungimento dei 15-18 mesi di età al massimo.
All'uccisione di tutte le galline seguono la pulizia e la disinfezione dell'ambiente, in attesa che altre decine di migliaia di sventurate creature condannate senza colpa a quella vita d'inferno prendano il posto di quelle ammazzate; questo viene elegantemente ed asetticamente definito "vuoto sanitario"...

Allevamento “all’aperto”:
Galline allevate a terra nei capannoni, che per un certo numero di ore al giorno vengono lasciate uscire all'aperto a turno.
Non pensate però a galline che razzolano in un bel prato verde; il capannone è sempre il solito lager, mentre il recinto esterno è coperto da reti antipassero e reti ombreggianti; qui la densità delle pennute è di 2-3 capi per metro quadrato di spazio, ma il terreno, soggetto ad intenso calpestio, defecazione e razzolamento, è brullo e puzzolente né più né meno del capannone.
Anche queste galline per lo stress sono soggette a sviluppare comportamenti aggressivi con le compagne e quindi anche loro hanno subito il debeccaggio. 

Rispetto a quelle allevate sempre al coperto il miglioramento è davvero ben poco apprezzabile...








Allevamento “biologico”:
Le galline sono allevate all'aperto, in ampi spazi che permettono di vivere in maniera più conforme alla loro natura di animali che amano vagare nei prati, sotto il sole o la pioggia, razzolando alla ricerca di cibo; durante la notte entrano nei ricoveri al chiuso.
Queste galline per legge non possono subire la mutilazione del becco.


Vengono alimentate con cibi vegetali, come granaglie e verdure fresche.
Per le galline l'unica nota positiva dell'allevamento "bio" è che per lo meno fanno una vita più decente e non sono stressate come quelle degli altri tipi di allevamento.

Per il consumatore ciò significa avere uova migliori dal punto di vista nutrizionale ed organolettico, sia per la qualità del cibo fornito alle ovaiole, sia per la vità meno stressante che conducono, checché ne dicano i soliti pseudo esperti-tuttologi che in televisione si premurano di informare i telespettatori che le uova "sono tutte uguali".


Ecco cosa mangiamo 
da allevamenti intensivi non biologici (in gabbia, in terra, all’aperto):
fonte www.mednat.org


In regime naturale, i  polli dovrebbero mangiare solo mais, soia e fibre, trasformando proteine vegetali in proteine nobili. Il tipo broiler, che rappresenta il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22 milioni di tacchini che mangiamo ogni anno, mangia invece esclusivamente mangimi industriali, prodotti in larga misura da due o tre aziende.
Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo modo metterci dentro di tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i componenti principali (fino al 60/70%), sono in grandissima parte di importazione e di produzione transgenica, perché costano meno.
Contrariamente alle normative per i bovini, i mangimi per pollame e tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli di olio esausto, grassi di origine animale. La vicenda di due anni fa dei polli belgi alla diossina è dovuta a un “eccesso” di PCB  ma, se si rientra nei limiti tollerati, è legale dare da mangiare ai polli anche oli esausti di motori.

Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate dalle interiora, dalle teste, dalle zampe e dalle piume ottenute dai loro simili morti in precedenza, oltre alle proteine animali acquistate dove costano meno (farine di sangue e di pesce).
Di queste proteine, ai polli ed ai tacchini ne vengono somministrate una quantità fino al 30% nel tacchino, un po’ meno per il pollo.

Si ottengono dei pulcinotti venduti come galletti o tacchini, con una carne senza gusto né qualità organolettiche, e di dubbia salubrità.
I polli così allevati, se li cucini due minuti di più letteralmente si sbriciolano, e se li lasci raffreddare rilasciano il classico odore di pesce con cui sono stati parzialmente allevati. Oggi la carne di pollo non viene offerta da nessun ristorante degno di questo nome. Viene data solo nelle mense delle fabbriche, delle scuole o per le tavole delle famiglie sotto i mille euro al mese. 
Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile. Amadori la tritura, aggiunge un po’ di manzo e propone con la pubblicità i rotoloni di carne “per una buona domenica da passare in famiglia”. Questi rotoli sono fatti con la carne di tacchini con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in gergo – con la giusta quantità di aromatizzanti.




Quindi leggi bene l’etichetta



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