martedì 12 maggio 2015

Come vivere un anno senza produrre spazzature

The Clean Bin Project – Zero Rifiuti, il pluripremiato documentario di Grant Baldwin 


Pensi che sia possibile non produrre rifiuti? E potresti vivere un anno senza comprare nulla? Che strane domande, eppure qualcuno se le è poste, anzi, lo hanno fatto in due: Grant e Jen, giovane coppia canadese che nell’estate del 2010 ha deciso di tentare l’esperimento. I due si sono conosciuti ripiantando alberi, un lavoro che va per la maggiore in Canada: ti pagano ad albero perciò ti devi sbrigare, e ti mettono in coppia per farlo, così sono finiti insieme per caso, ognuno pensando di essere più bravo dell’altro per averlo già fatto altre volte. Spirito ecologico e natura competitiva li ha portati poi a sfidarsi per un anno intero nel progetto zero rifiuti del quale hanno dettato loro stessi le tre regole fondamentali: non comprare nulla – scarpe, vestiti, regali, libri, neanche per sostituire quelli che si rompono – non produrre rifiuti, ed essere responsabili di quelli inevitabili che dovranno essere riciclati o utilizzati per il compost. Vincerà chi le rispetterà al meglio.

“Così Grant smetterà pure di spendere soldi” dice Jen. Grant infatti suona in una band e fa musica per film e spettacoli televisivi ed è fissato con i sintetizzatori analogici che “oggi non fanno più” dice e con gli “apparecchi musicali di ogni tipo” che lui chiama “giocattoli” e rinunciarvi sarà sicuramente l’impresa più ardua per lui. Per Jen invece “penso che la parte più difficile sia fare la spesa” ammette. Sono gli stravaganti protagonisti di The Clean Bin Project, il pluripremiato documentario di Grant Baldwin del 2010 che LaEffe trasmette stasera, mercoledì 22 aprile, alle 21 in prima TV assoluta, in occasione della Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale del pianeta. Un’opera divertente, certo dissacrante e provocatoria, ma originale, che fa riflettere sulla salvaguardia del nostro Pianeta e sul rispetto dell’ambiente e che ha riscosso un ottimo successo di pubblico e critica, conquistando riconoscimenti come il Grand Prize al Gold Film Festival, il Best Environmental Documentary Feature all’Atlanta DocuFest e l’Audience Choice al Reel Earth Film Festival.

Così ecco Jen alla ricerca di un alimentari che venda formaggio non confezionato per portarselo via senza carta o cellophane ma nel suo contenitore in plastica preso da casa e alla fine ce la fa. Poi eccola al settimo giorno ad esaminare tappi a vite in plastica con in mano l’elenco dei vari tipi: perché se è plastica numero 4, e sul tappo c’è scritto, è polietilene e si può riciclare, ma se non c’è numero non sai proprio cosa farne ed è un bel guaio. Ha molto da imparare così la sua amica Monica presenta a lei e a Grant tal Brian Burke, un vero guru rifiuti zero che vive in una comunità di co-housing, dove tutti hanno un proprio spazio privato di proprietà ma si coopera in condivisione: da tre anni hanno eliminato i cassonetti riuscendo a ridurre i rifiuti di 20 abitazioni all’equivalente di una soltanto e riciclando il tutto, i rifiuti alimentari trasformandoli in compost, il resto portandolo a depositi speciali: per alcuni materiali si paga per lo smaltimento, ma per altri, come alluminio e bottiglie, si viene pagati per il riciclaggio. Ma il suo grande motivo d’orgoglio sono i tanti piccoli contenitori sotto il lavello perché in fondo “riciclare 56 oggetti diversi non richiede più tempo di quello necessario per gettare 56 oggetti diversi in un unico secchio e poi svuotarlo” dice il guru. Anche in casa di Grane e Jen i secchi prolificano: “prima ne avevamo due – dice lei – ora ne abbiamo dueci” e non è facile convincere il gatto che deve andare a farla in quello dei materiali organici.

Anche Bryan, il migliore amico di Grant vuole provarci, almeno per due giorni, e si unisce a loro per il week end ma cede subito, dopo neanche un’ora, davanti a due confezioni di sushi e cozze all’aglio, acquistandole nonostante il vassoietto in polistirolo e la copertura in cellophane: “non è colpa mia – si giustifica – se le hanno confezionate”.


fonte: articolo di Patrizia Simonetti su http://www.spettacolomania.it

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