Tra pochissimo potremo scoprire se pulire gli oceani, eliminando i rifiuti di plastica, sia possibile o ancora un sogno.
Il progetto più ambizioso della storia sarà testato in Giappone l’anno prossimo.
Boyan Slat, la mente dietro a questo progetto, è un ragazzo di vent’anni, CEO di The Ocean Cleanup, un’organizzazione che ricerca il modo più economico ed efficace di depurare gli oceani.
“Sono sempre stato un appassionato di tecnologia”, ha detto Boyan: “da quando avevo 12 anni.”
Il bisogno di trovare una soluzione alla sporcizia del mare nasce durante una normalissima vacanza in Grecia, quando Boyan si accorge che in acqua ci sono più rifiuti che pesci.
Dopo aver trovato un’idea ha bisogno di soldi per metterla in pratica, e così dà il via a una campagna di crowdfunding internazionale.
In poco tempo il progetto riceve finanziamenti e un team di 100 specialisti, tra scienziati e ingegneri, si mette al lavoro.
Per capire come mai la campagna di Boyan abbia avuto così tanto successo basta leggere uno studio allarmante sull’inquinamento ambientale. I rifiuti di plastica sono arrivati a contaminare l’88% della superficie degli oceani.
A causa delle correnti oceaniche tonnellate di rifiuti si raccolgono in zone specifiche, tra cui l’isola di Tsushima in Giappone.
Proprio l’amministrazione e i cittadini di quest’isola si sono rivolti a Boyan e al suo gruppo di ricerca per realizzare sulle proprie acque il primo test del sistema di depurazione.
Lo strumento ideato da Boyan consiste in una gigantesca barriera galleggiante lunga più di un chilometro che muovendosi, spinta dalle correnti d’acqua, raccoglie i rifiuti che trova sul suo corso, lasciando passare i pesci attraverso dei fori speciali.
Il sistema è tanto efficace quanto semplice. La maggior parte della plastica infatti staziona in superficie o entro i primi tre metri, uno spazio che la barriera copre totalmente.
Se il progetto di Boyan funzionerà, saranno sviluppati in larga scala molti altri sistemi di pulizia degli oceani.
E in pochi anni sarà possibile progettare una barriera molto più grande in grado di raccogliere tutti i rifiuti dell’Oceano Pacifico.
Immagine via The Ocean Cleanup
Fonte: articolo di http://www.helloworld.it/
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